memorie di un passato nitido e non troppo lontano

Avete presente l’odore dei fichi che marciscono a terra sotto il sole d’agosto?

Spesso è accompagnato dal ronzio delle mosche accalcate sopra di essi per suggerne avidamente lo zucchero.

A qualcuno quell’olezzo può sembrare fastidioso o addirittura riprovevole ma non a me. Per me quell’effluvio è una macchina del tempo che mi riporta  indietro a parecchi lustri fa, quando abitavo alla vecchia casa e tutto era diverso; i suoni, i profumi, le sensazioni sulla pelle, la voce delle persone, la musica, la tv gli indumenti, persino i motoveicoli e le autovetture.

C’era una piazzola  non molto distante da casa mia. L’avevamo scoperta da poco e ci recavamo lì spesso per giocare a pallone, approfittando dell’enorme saracinesca di un garage abbandonato che all’uopo diventava la porta del  Meazza. All’epoca eravamo tutti del Milan nel mio quartiere, o almeno lo era la maggior parte di noi, forse per via degli eccellenti risultati che realizzava in quegli anni.

Ce ne stavamo lì a contemplare la maestosità di quell’immensa serranda su cui scaricavamo violente bordate a qualsiasi ora del giorno.Accanto al garage vi era parcheggiata una vecchia Moto Guzzi , forse rubata o dimenticata.  Ogni giorno veniva cannibalizzata da vandali e da ladri.

Puntualmente, alla fine di ogni partita, andavamo a fare merenda con i fichi del gigantesco albero che si ergeva a pochi metri dalla piazzola. Era estate, il caldo afoso e soffocante ci accompagnava durante le nostre ore spensierate all’ombra del fico, circondati da quei miasmi pungenti, a staccare frutti dalla pianta mentre sotto un sole cocente cantavano come forsennate le cicale.

Ancora oggi, quando nei mesi caldi mi trovo in prossimità di un albero di fichi, come per magia mi sembra di rivivere i momenti  della mia infanzia,  quando bastava un pallone, una serranda e un po’ di frutta raccolta al momento.

 

Etiliyle-Luca Molinari Photo- storie passate